La sindrome del "nido vuoto"
Il rapporto tra genitori e figli (cresciuti). Psicologa a Cantù
Come spesso accade il cinema dà modo di immedesimarsi e riflettere su alcuni temi che riguardano la propria vita. E' questo il caso del cortometraggio Disney Pixar "Bao", che porta in scena come in alcuni casi si viva con difficoltà l'idea di separarsi da un figlio, di lasciarlo andare alla vita nel momento in cui è pronto e capace di andare nel mondo e concentrarsi maggiormente su di sè. Il film d'animazione ha come protagonista una famiglia di origine asiatica che abita a Toronto e in particolare evidenzia il rapporto tra mamma e figlio: la madre viene disegnata come una donna sola, che ha come unica fonte di gioia questo piccolo "raviolino cinese" (i cosiddetti "Bao", appunto). La signora crea, protegge, educa e ama il proprio raviolino cinese cercando di riempirlo di tante cose buone. Ma quando il raviolo-figlio cresce e vuole uscire di casa la mamma appare disperata, cerca di impedirglielo, perchè la sofferenza provata in quel momento è per lei troppa, non sa come gestirla e su cosa investire le proprie energie. Cosa sarà la sua fonte di gioia d'ora in poi?
Quanto descritto è proprio ciò che accade quando sentiamo parlare della sindrome del "nido vuoto": una volta che i genitori hanno investito molto del loro amore, affetto, energie e tempo nella crescita dei propri bambini, si ritrovano dei ragazzi che vogliono andare nel mondo e sperimentare quanto hanno imparato (anche dai propri genitori). In quel momento accade che si veda la propria casa, che prima era popolata, vitale e confusionaria, vuota. Il rischio che viene ben descritto nel corto d'animazione è che la madre fagociti (nel vero senso della parola, in questo caso) il suo bambino cresciuto, impedendogli di fatto di vivere la propria vita. Questo punto è essenziale, perchè la madre, dopo aver fatto ciò, sembra pervasa dal dispiacere e dal senso di colpa.
Proprio per questo è importante che i genitori mantengano nel corso del tempo un'area di piacere maggiormente legata al proprio Sè, facendo qualcosa che li arricchisce personalmente e che sia slegata dai ruoli genitoriali che rivestono. Come sappiamo molto spesso ritagliarsi degli spazi per sè dovendo contemporaneamente crescere dei bambini è estremamente difficile e a volte risulta essere un ulteriore impegno che sembra qualcosa a cui poter rinunciare. La fatica nel concentrarsi su di sè però, è la maggior parte delle volte ben ripagata; si tratta infatti di un tesoro e di una risorsa su cui investire.
Ma come finisce la storia di Bao? La separazione dai genitori implica necessariamente un allontanamento affettivo e emotivo? Di seguito il cortometraggio. A voi scoprirlo....