Cosa dicono di noi i nostri oggetti?
Archeologia di una pandemia. Psicologia Cantù
Gli oggetti che si usano nella quotidianità sono indicativi dei propri bisogni, abitudini e desideri. In un momento particolare come quello pandemico, l’etnografa Paula Zuccotti si è proposta di analizzare l’impatto della crisi sulle persone attraverso il suo argomento di elezione: gli oggetti. Nell’aprile del 2020, quando metà della popolazione mondiale era in lockdown, la studiosa si è rivolta ai social media per sapere “quali sono le quindici cose che ti stanno aiutando a superare questo momento?”. Un anno dopo, l’indagine è stata pubblicata con il titolo di Future Archaeology of a Global Lockdown, un libro collettivo scritto da oltre mille persone di cinquanta paesi.
“Quando è esploso il Covid-19, non ho potuto fare a meno di notare un cambiamento negli oggetti che stavamo utilizzando”, dice Zuccotti. “In quanto persona che crede nel potere degli oggetti di raccontare le nostre storie, non vedevo l’ora di documentare quelli che stavamo utilizzando, non solo per creare una sorta di saggio del nostro tempo destinato alle generazioni future, ma anche per scoprire cosa potrebbero raccontarci di noi stessi e di questo momento storico particolare”. Ogni foto rivela un po’ della persona e della sua cultura e racconta una storia di vita quotidiana, con un testo di accompagnamento che spiega la selezione. Si scopre così che certi oggetti trascendono confini e continenti. Un elemento quasi universale è ovviamente il laptop, strumento di comunicazione con i propri cari durante la quarantena. Zuccotti sostiene che le persone sono state sincere nel loro censimento, che le fotografie raccolte sono uno sguardo “onesto e crudo” sulla vita durante il lockdown. In particolare, sono state condivise anche le immagini di sonniferi, antidepressivi, libri sulla salute mentale, sex toy e alcolici. “Il Coronavirus ci ha colpiti tutti, ma questo non vuol dire che le nostre esperienze siano state identiche”. Grazie alle immagini inviate da tutto il mondo, dal Kenya all’Arabia Saudita, dalla Malesia all’Ecuador, questo progetto rivela le nostre diverse esperienze e i punti di vista. In Argentina, un repellente per zanzare ci racconta come il Paese stesse combattendo la dengue oltre che il Covid. Nel frattempo, in Regno Unito scarseggiavano le uova, in Ecuador si usavano tamburi da sciamano e un’infermiera in Kenya pensava a un Matatu, il tipico taxi bus di Nairobi, spina dorsale del trasporto pubblico keniota.
Questo lavoro dà modo di riflettere su quali siano state le difficoltà e le necessità che si sono dovute affrontare durante il periodo pandemico e il lockdown. A volte dare forma ai propri pensieri consente di prendersi cura di sè evitando di trascurare il proprio benessere. Se si sente la necessità di soffermarsi su quanto vissuto, cercando uno spazio e un tempo di racconto, narrazione ed elaborazione dei vissuti emotivi, è possibile prendere appuntamento per definire insieme il percorso più adatto alle proprie esigenze.
Per approfondimenti:
http://www.cieloterradesign.com/paula-zuccotti-lockdown/
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