La parola cura: cosa accade a livello cerebrale durante e dopo una psicoterapia
Neuroscienze e psicoterapia
Negli anni è stato possibile indagare l’efficacia della psicoterapia e dimostrare attraverso unampio corpo di ricerche quanto essa aiuti profondamente le persone a raggiungere un cambiamento. La grande evoluzione della ricerca scientifica sugli effetti della psicoterapia si sta avvalendo delle ultime scoperte neuroscientifiche. Le neuroscienze si avvalgono di tecniche di neuroimaging, che permettono di determinare quali aree del cervello vengono implicate nell’esecuzione di specifici compiti. Esse utilizzano strumenti come la SPECT (Tomografia a emissione di fotone singolo), la PET (tomografia ad emissione di positroni) e la fMRI (risonanza magnetica funzionale). Lo sviluppo di queste metodologie di indagine ha permesso di osservare i cambiamenti che avvengono a livello strutturale durante e dopo una psicoterapia. Le ricerche sottolineano come la psicoterapia abbia un impatto importante su quelle aree del cervello che, attivate o disattivate, possono maggiormente portarci benessere e serenità.
I cambiamenti nel nostro sistema cerebrale sono frutto di un processo denominato plasticità neurale, ossia la capacità del cervello di modificarsi. La plasticità neurale permette che modificazioni strutturali possano avere luogo sia durante lo sviluppo che da adulti, attraverso l’esperienza e l’ambiente. Le evidenze più importanti sulla plasticità neurale derivano da studi relativi ai processi di apprendimento e memoria che mettono in luce come, attraverso esperienze ambientali e interpersonali, sia possibile ottenere una modificazione della struttura cerebrale.
La psicoterapia si propone come strumento di cambiamento necessario per l’acquisizione di nuove capacità e per il raggiungimento del benessere del paziente che manifesta un disagio clinico o semplicemente un malessere esistenziale. Tale processo di cambiamento si sviluppa all’interno di una relazione che coinvolge reciprocamente paziente e terapeuta, la cui finalità principale è quella di aiutare il soggetto in difficoltà a comprendere i propri meccanismi psicologici e emotivi ed accompagnarlo in questo processo evolutivo in un contesto strutturato.
L’obiettivo della terapia è quindi quello del raggiungimento di un cambiamento positivo e duraturo, volto ad un divenire che permetta al paziente di acquisire maggiore consapevolezza di sé, del proprio modo di funzionare e delle proprie fragilità. Questo tipo di cambiamento permette al soggetto di modificare le proprie strutture psichiche e il proprio modo di concepire la realtà, il mondo, se stesso e gli altri. L’esperienza psicoterapeutica, attraverso questo scambio continuo tra terapeuta e paziente, rappresenta un’importante opportunità di ri-organizzazione della mente e del cervello che produce dunque una modificazione e la scoperta di nuovi funzionamenti. Ciò significa che ciascuna modificazione nei nostri processi psicologici porta a cambiamenti di diverso genere nelle strutture cerebrali o nel funzionamento del cervello e conseguentemente la psicoterapia genera cambiamenti osservabili sul cervello che si riflettono in modi alternativi di pensare e comportarsi. Tutto questo è stato spiegato approfonditamente da Eric Kandel, psichiatra statunitense premio Nobel per la medicina e la fisiologia. Il premio Nobel Kandel considera la psicoterapia un vero e proprio trattamento biologico; l’apprendimento che avviene in terapia produce nel cervello nuove connessioni e modifica l’encefalo producendo un rafforzamento delle sinapsi.
La psicoterapia può produrre dei cambiamenti attraverso l’apprendimento, alterando la forza delle sinapsi tra i neuroni modificando in modo stabile il cervello. Si tratta di una vera e propria cura che produce modifiche del comportamento attraverso nuove esperienze e nuovi apprendimenti che cambiano in modo evidente le connessioni sinaptiche e causano modifiche strutturali cerebrali che a loro volta agiscono sulle interconnessioni delle cellule nervose.
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