Vitalità come motore del benessere
Psicoterapeuta Cantù
Cos'è la vitalità? Quando riguarda un aspetto autentico di noi stessi? I nostri sforzi per stare meglio danno sempre frutti e consentono di sentirci più forti e vitali?
Per rispondere a queste domande possiamo partire dal mito di Anteo, figlio di Poseidone e Gea, dea primordiale della terra. Il gigante Anteo era invincibile in quanto ogni volta che toccava la terra, ovvero la madre, recuperava tutte le proprie forze. Questo mito dà modo di riflettere sulla presenza di una base costituzionale genetica della vitalità, alimentata da passione, impegno e disciplina. Wilfred Bion, famoso psicoanalista e uomo dalla forte vitalità, cercava di mantenere la propria energia vitale in due maniere: la prima comportava disciplina, impegno costante e fede nell'importanza di perseguire e promuovere la verità. Il secondo modo riguardava il vivo desiderio di esplorare nuovi territori intellettuali, l'avere fiducia nel cambiamento e la convinzione di avere diritto alla trasgressione.
Talvolta la sofferenza psicologica toglie troppa energia alla vitalità, non permettendo di potersi concentrare sugli aspetti descritti in precedenza.
Bisogna tenere conto, in questa riflessione, che esistono aspetti culturali che influenzano il concetto di vitalità, che quindi ha significati e modi di attuazione diversi a seconda della propria cultura di appartenenza. Prendiamo ad esempio gli Iatmul, popolazione della Nuova Guinea, studiati da Margaret Mead, famosa antropologa; si tratta di persone che vivono in case semplici e che non sono dedite al commercio o alla produzione di utensili. Questo gruppo di persone affronta il riso o la rabbia in modo inusuale se facciamo il paragone con il mondo occidentale. Scrive Margaret Mead:
"I due tipi di comportamento sono più o meno alternativi e sembra diano loro pari soddisfazione (...) Quando un uomo o una donna esce dai gangheri, gli astanti si fanno intorno e sghignazzano all'orecchio uno dell'altro, sentendosi rassicurati dal fatto che il loro è un mondo in cui uno può perdere il controllo. Gli Iatmul si godono la rabbia più di qualunque altra popolazione che io ho incontrato"
Non solo queste emozioni vengono vissute in modo intenso, ma anche in maniera socialmente accettabile e accettata: vivono in una società in cui si può manifestare in egual misura riso e rabbia e trarne giovamento, non solo singolarmente ma anche come gruppo sociale.
L'aspetto culturale è quindi fondamentale per mediare tra aridità intellettuale e cieco vitalismo.
E' necessario avere a disposizione una riserva di forze e vita, come se fosse un polmone ausiliario che permette di resistere in condizioni avverse, dopo aver affrontato un trauma o attraversato una crisi. La vitalità dipende dal rapporto che abbiamo un un oggetto, sia esso la terra come nel mito di Anteo, sia esso un ideale, una passione. In questo oggetto è riposta vitalità, gioia e capacità di rasserenare. Si tratta di qualcosa che permette di rigenerarsi e trascendere le difficoltà che si stanno vivendo.
Che succede quando riusciamo ad attingere alla fonte della nostra vitalità? Come possono reagire le altre persone per noi importanti di fronte a questo movimento?
La capacità di provare e mostrare entusiasmo, per esempio gioire nell'osservare un atleta, fruire di un'opera d'arte, godere di un incontro con un amico, permette di ricaricarsi e diventare più luminosi. L'entusiasmo può essere contagioso ed è possibile che provochi invidia nelle persone vicine. L'invidia può scaturire attacchi ridicolizzanti e manovre tese a sminuire l'entusiasmo provato e smontarlo. In questo caso la goia e la soddisfazione non vengono tollerate: persone depresse o molto controllanti, ad esempio, possono avvertire che l'entusiasmo attiva (proprio perchè contagioso) un aspetto di loro stesse che debbono invece tenere rigorosamente a bada.
Per conservare l'entusiasmo quindi bisogna reagire alle turbolenze interne e ai possibili attacchi da parte di altre persone, che faticano ad accoglierlo e accettarlo.
Può capitare che si facciano cose, ci si muova nel mondo motivati dalla ricerca del benessere che però non produce soddisfazione e che non permette quindi di ricaricarsi. In questo caso può darsi che ci si trovi di fronte a una forma di pseudo-vitalità originata da ansia che non dà tregua, e che spinge l'individuo all'azione senza che sia fonte di gioia. Come capire di che tipo di vitalità si tratta? Come riuscire a trarre davvero gioia e soddisfazione da quanto si fa? Per approfondire e riflettere su questi aspetti può essere necessario iniziare un percorso di sostegno psicologico o di psicoterapia che permetta di avvicinarsi ad un modo più autentico di vivere la propria vitalità.
Articolo tratto e adattato da:
"Vitalità, vitalismo e vergogna", Claudio Neri, 2020.
Per leggere l'articolo e approfondire:
https://drive.google.com/file/d/1IteUAqdQHlFz10-i0mWAot2quAFqysXR/view